Stefano Bicocchi, in arte Vito, è uno dei comici più noti d’Italia. Tutti conoscono le maschere che ha indossato in teatro, televisione e al cinema ma nessuno sa che ne indossa una ogni giorno con cui tiene nascosta agli altri la sua vera natura. Vito, infatti, ha la mente strutturata come quella di un criminale ed è per questo che la Polizia di Bologna da anni si affida in segreto al suo aiuto per risolvere i casi più complicati. Non sanno, però, che il lato oscuro del comico è difficile da tenere a bada e che smania per prendere il controllo.
E’ Veronica Burroni, ispettrice appena trasferitasi a Bologna, la prima a sondare davvero l’anima di Vito, quando decide di chiedergli aiuto per una serie di casi che nessuno oltre a lei crede siano collegati. Diversi luoghi simbolo della cultura culinaria bolognese sono stati teatro di intossicazioni alimentari e Veronica pensa che siano frutto di un piano terroristico. La sua teoria viene accettata quando ormai è troppo tardi e le intossicazioni sono diventate veri e propri avvelenamenti. La capitale mondiale del cibo entra in crisi e i suoi cittadini sono nel panico. E’ in questo scenario che il terrorista inseguito da Veronica acquisisce anche un nome: l’Avvelenatore.
Buono da morire è il cibo che avvelena i bolognesi. Buono da morire è come appare Vito agli occhi di tutti. Buono da morire è il primo capitolo di una serie di romanzi dedicati alle indagini di Vito e Veronica e alla loro caccia all’ Avvelenatore.
Capace d’amore, capace di morte
1 ottobre
Un uomo slanciato corre in un campo con una pistola in mano. Il suo corpo sta avvampando sotto il giubbotto di pelle. Gli occhiali da sole riflettono una figura femminile che sta correndo molto più veloce di lui. Impegnato nell’inseguimento, l’uomo nota a malapena la mano armata della donna levarsi nella sua direzione. D’istinto, punta le scarpe da tennis nell’erba che gli sfiora i jeans all’altezza delle ginocchia. Il botto precede il sibilo del proiettile. L’uomo si abbassa appena in tempo per sentire lo spostamento d’aria sopra la testa. Alle sue spalle arriva un tipo basso e tarchiato, con un cappello blu e pantaloni che gli comprimono la pancia sopra la vita. L’uomo gli fa segno di abbassarsi: — Sta giù, Giacomino!
La donna esplode un altro colpo, centrando un albero alle loro spalle, prima di entrare in una radura. L’uomo con gli occhiali da sole la guarda spaventato, se li toglie e fissando davanti a sé esclama: — Minchia, micidiale.
— Stop! Questa è buona, ci fermiamo. Dopo riprendiamo dalla scena 42!
Un cameraman e un fonico si scambiano un cenno di intesa prima di spegnere le telecamere e il microfono.
Il tipo basso e tarchiato si allontana dalla zona delle riprese. Si toglie il cappello blu, fa scendere sotto la vita la cintura dei pantaloni e punta deciso verso una delle sedie all’ombra di un albero. Qualcuno alle sue spalle gli urla: — Vito! Vito!
Si volta e vede arrivare un uomo brizzolato e distinto: — Vito, posso farti un video per mio figlio? Sono il proprietario del terreno e dato che domani vi spostate… mi uccide se non lo faccio. Gli dici la tua battuta? Quella della città là, come si chiama?
— Tbilisi.
— Quella sì! Aspetta che lo faccio partire. Gli dici “Ciao Francesco, ti saluto da Tbilisi”. Tipo così, non so, sei tu il comico…
L’uomo prende il cellulare, inquadra Vito e gli fa segno di partire. Vito sorride e con sguardo allampanato recita verso il cellulare: — Ciao Francesco, ti saluto da Tbilisi! Ci sei mai stato a Tbilisi? Ci dovresti proprio venire a Tbilisi! È bella Tbilisi!
L’uomo scoppia a ridere e gli stringe la mano, poi si allontana. Vito raggiunge la sedia e si accomoda all’ombra. Si guarda intorno, vede che nessuno è nei paraggi e sospira: — Du maron Tbilisi, vacca boia!